C’è un’Italia che lavora e un’Italia che osserva. Questa mostra le fa incontrare
Succede che una mattina, camminando lungo un binario dismesso, qualcuno si fermi a guardare una fotografia. E lì, in quel silenzio un po’ sospeso, si ritrovi a fare i conti con qualcosa che pensava di conoscere, ma che in realtà non aveva mai davvero visto. Succede a Bologna, dal primo maggio, nel cuore ruvido e poetico dell’ex scalo merci Ravone.

Non è un luogo a caso. DumBO è uno di quegli spazi che hanno smesso di servire treni e hanno cominciato a far viaggiare idee. Qui prende forma una mostra che non si guarda soltanto: si ascolta, si legge, si attraversa. E a tratti, fa un po’ male. Perché il lavoro, in Italia, non è solo una questione economica. È memoria, orgoglio, ferita, identità.
Tutti parlano di lavoro, ma pochi lo raccontano davvero. Quello che c’è dentro “Al Lavoro” è il racconto di chi il lavoro l’ha inseguito, difeso, perduto, ricostruito. Di chi ha lottato per averlo e di chi ha imparato a conviverci, anche quando non era quello che sognava.
Gli scatti di un concorso pubblico con centinaia di volti accalcati tra la speranza e la tensione. Le bici dei rider che corrono sotto la pioggia, per pochi euro e senza tutele. I bambini sfruttati nei campi, i turni di notte nei magazzini, le mani rugose che raccolgono pomodori. L’Italia che lavora davvero.
Ma anche quella che ha detto no. Che si è fermata davanti a una fabbrica per chiedere diritti. Che ha perso amici in cantiere e ha imparato a chiamarli “morti sul lavoro”. Che si è messa in assemblea, ha scritto slogan, ha fatto scioperi e digiunato, perché senza voce non c’è dignità.
Una mostra viva: Bologna accoglie, l’Italia si rivede
“Al Lavoro” non è nata ieri. È una mostra che si porta dietro quindici anni di strada, ma che ogni volta si riscrive. Bologna la ospita con una veste nuova, arricchita da oltre 200 materiali: fotografie, video, documenti, testimonianze, tavole grafiche, opere d’arte.
Un’esposizione pensata per farsi attraversare, non solo guardare. Sei sezioni tematiche, curate con attenzione da Francesca Marzotto e Samuele Pellecchia, che compongono un unico racconto corale: pubblico impiego, cooperazione, lavoro minorile, precariato, sicurezza, lotte.

E mentre i visitatori camminano tra gli scatti di Berengo Gardin, Paola Agosti, Uliano Lucas e tanti altri, affiorano le vertenze di oggi: La Perla, Gkn, Gls. La mostra diventa allora specchio di un presente che ancora fatica, che ancora si organizza, che ancora non si rassegna.
Il lavoro, qui, è restituito nella sua complessità. Non c’è retorica, non c’è autocelebrazione. Solo uno sguardo onesto. E Bologna, che ha sempre avuto nel Dna un’anima cooperativa e resistente, lo accoglie come si fa con qualcosa di familiare. Perché “Al Lavoro” è anche un gesto di memoria civile. Un modo per dire: guardate che certe cose non sono successe solo una volta, e non succedono solo altrove.
Più di quaranta fotografi, contributi da realtà come la Fondazione Di Vittorio, Comma2, l’Osservatorio sui morti del lavoro, il MAMbo. Tutti insieme per costruire un percorso che restituisce peso e profondità a ciò che troppo spesso viene raccontato come semplice statistica.
In fondo, lo diceva anche qualcuno molto prima di noi: il lavoro nobilita, ma solo se è umano.
Informazioni utili per la mostra “Al Lavoro”
“Al Lavoro” è visitabile dal 1° al 18 maggio 2025, tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00, presso il Padiglione Temporanea del DumBO, in via Camillo Casarini 19, Bologna. L’ingresso è gratuito.
Per dettagli aggiornati: www.mostralavoro.it