Vent'anni di LILA

 
 
Festeggiare un compleanno dovrebbe essere una cosa bella, un evento che merita torte, candeline e gli auguri di amici e parenti, compresi quelli che non senti mai; ed in parte è proprio questo lo spirito con cui viviamo i vent’anni della LILA Bologna. Solo in parte però, perché assieme alla gioia e alla soddisfazione di festeggiare questa data ci accompagna l’amarezza legata al fatto che c’è ancora bisogno della nostra presenza. Può sembrare paradossale ma il giorno più bello per noi sarà quello in cui potremo chiudere la LILA perché l’AIDS è stato sconfitto e con esso le discriminazioni verso le persone sieropositive o malate. Ma fino a quel giorno noi saremo qui, a continuare il nostro impegno e a sostenere con forza il diritto alla cura per tutte le persone che ne hanno bisogno, in tutto il mondo. A ribadire l’importanza di una cultura della prevenzione che anziché puntare il dito contro le persone sieropositive insegni a prendersi cura della propria salute usando il preservativo ed il femidom per sé stessi o per sé stesse, e non contro qualcuno. Continueremo ad ascoltare le ansie e le paure di chi ci chiama perché teme di essersi infettato e quelle di chi ha rinunciato alla sua vita sessuale perché teme di infettare. Protesteremo ancora con determinazione, se sarà necessario, contro le disfunzioni del sistema sociosanitario e contro il modo spregiudicato con cui le case farmaceutiche conducono le loro politiche di marketing. Lo faremo assieme ad altre associazioni bolognesi che in questi anni hanno condiviso con noi questo impegno: Mit, Ida, Arcigay, Centro Aurora; e che oggi condividono il senso di questa festa. A loro e a tutte le persone che in questi vent’anni ci hanno sostenuto, va il nostro affettuoso ringraziamento.
Abbiamo scelto di festeggiare questo evento con una iniziativa che riguarda il cinema e il teatro perché ci ha sempre stupito il silenzio, salvo rare eccezioni, che ha connotato vent’anni di epidemia da hiv. Nel nostro Paese lo spettacolo, la letteratura, la musica e più in generale l’arte hanno evitato sistematicamente di parlare di AIDS. Quasi a dire che una pandemia di proporzioni mondiali che ha prodotto sofferenza e dolore non li riguarda. Hanno prevalso lo stigma e l’indifferenza ma, per fortuna, non per tutti. A Bologna alcuni artisti ed alcune artiste non hanno avuto paura a sovrapporre il loro volto a quello dell’epidemia. A loro, al loro senso civico va il nostro grazie e quello dei molti amici e amiche che oggi non possono essere qui a ringraziarli assieme a noi.
In queste occasioni si dice: “100 di questi giorni”. Il nostro augurio invece è che questi giorni finiscano in fretta.